Parliamo del valore della creatività: che ruolo ha nel suo lavoro? 

Alla base delle realtà che operano nell’audiovisivo c’è la creatività. Siano film, serie TV o pensate per il web, documentari, animazione, dietro ad ogni opera prodotta ed attorno al suo sfruttamento e distribuzione ruotano il lavoro e la competenza di tantissime persone. Si tratti di scrittura e tutte le attività artistiche, quanto ad esempio delle attività di promozione come inventare un manifesto, ideare una campagna web, tutto questo lavoro presuppone una visione e conoscenza dei gusti e delle esigenze del pubblico ed una altissima dose di creatività.

Talvolta il lavoro svolto dalle persone del settore non è percepito come tale, in alcuni casi è persino associato a una forma di divertimento o di hobby. Secondo lei è possibile trasmettere una maggiore informazione e consapevolezza del mondo della cultura e creatività? Se sì, come? 

È necessario raccontare e far comprendere meglio le tante e varie professionalità che ruotano nel campo dell’industria creativa e l’indotto che generano. In Italia ce ne sono tantissime, basterebbe metterle bene in evidenza. Chi meglio della Rai potrebbe assumere questo ruolo?

Cosa suggerirebbe di fare per valorizzare i talenti nazionali e in particolare i giovani? Cosa possono fare le istituzioni per creare un contesto “favorevole” all’emergere di giovani artisti? Cosa gli operatori del settore? Cosa il sistema Paese in generale (pubblico, “formatori”, ecc.)? 

Innanzi tutto c’è da investire in formazione. Già nella scuola e poi nell’università va introdotta l’educazione all’immagine per tutti gli studenti, così come altre discipline collegate, creando dei poli di eccellenza come accade in molti altri Paesi. In altre parole, creare una relazione meno casuale con le professioni della cultura.

I settori creativi vengono spesso visti singolarmente: cinema, musica, arte, etc. ma se visti nel complesso valgono quasi 1 milione di occupati e più di 2,5 punti di PIL. Che cosa hanno in comune? Si potrebbe fare qualcosa per sfruttarne l’effetto sistema? Può essere un’opportunità per il suo ambito e per il Paese in generale?

L’ottusa resistenza a voler riconoscere l’importante e strategico valore dell’industria culturale, in particolare in un Paese come l’Italia, si può contrastare solo rendendo più evidenti i numeri. Quanti sono i turisti che sono attratti ogni anno dal nostro patrimonio artistico, paesaggistico, culturale, culinario? Quanti spettatori sono attratti dall’opera, dal teatro, dal cinema, dalla musica? Quante persone lavorano in radio e televisioni? Quante persone lavoravano nell’industria culturale venti anni fa e quante oggi? Il settore culturale cresce, nonostante la crisi. Ultimo, ma non meno importante, il ruolo sociale, educativo, di dialogo interculturale che il settore ricopre e di cui oggi abbiamo particolarmente bisogno.

Il digitale nel mondo cinematografico rappresenta un’opportunità in termini di diffusione delle opere. Che ruolo attribuisce al digitale? E quali misure adotterebbe per promuoverne il corretto utilizzo?

Il digitale è una grandissima opportunità per informarsi, conoscersi, divertirsi, diffondere il sapere e la cultura, ma servono regole per tutelare i minori, la proprietà intellettuale, la discriminazione, serve un’etica della rete che oggi è applicata solo da pochi.

Che sfide vede per il futuro del settore? Che opportunità? 

La sfida è mantenere la propria identità in un mondo sempre più aperto, interattivo e globale dove grandi player come Google, Yahoo!, Facebook, Amazon, ecc. hanno la forza di cambiare le regole del gioco ed influenzare la politica. L’opportunità è nella dimensione dell’arena di gioco, non più locale, bensì globale.

Infine avremmo il piacere di chiederle una frase o uno slogan, di sua invenzione, a supporto del progetto Italia Creativa.

Creatività. Energia inesauribile.

Foto di Fabio Lovino

È necessario far comprendere le tante professionalità dell’Industria Creativa e l’indotto.

Andrea Occhipinti