Il cinema è l’arte nella quale convergono le professionalità più diverse del mondo creativo: registi, sceneggiatori, musicisti, costumisti, scenografi, e molto altro. L’industria cinematografica realizza infatti un prodotto che è frutto di un impegno collettivo. Cosa può insegnare il cinema agli altri settori dell’industria culturale e creativa italiana per fare gioco di squadra?

Non è più possibile parlare solo di cinema. L’evoluzione tecnologica ha infranto le barriere e, pur rimanendo alcune differenze di linguaggio e di processi distributivi, oggi tutto il racconto audiovisivo va considerato nel suo insieme. Sono cadute anche le gerarchie: il cinema non ha l’esclusività della “cultura”, mentre la fiction non è solo “industria”: la serialità è spesso all’avanguardia nel linguaggio ed è tendenzialmente più globale del cinema, almeno in Europa.

Il digitale è stato un elemento di assoluta rivoluzione nell’industria da lei rappresentata, in particolare nell’ambito della distribuzione. Come può il digitale rappresentare un’opportunità e come bisognerebbe gestire gli impatti legati alla pirateria?

La digitalizzazione ha stimolato l’evoluzione delle forme e la domanda di contenuti. Ma l’enorme potenziale in campo è seriamente minacciato dalla pirateria. Ne soffrono soprattutto i talenti e le professionalità più giovani. è essenziale comprendere che la circolazione dei contenuti in rete è e-commerce, e la pirateria oltre ad essere un reato contro la proprietà, mette a repentaglio la possibilità di produrre contenuti e quindi contraddice la libertà di espressione.

L’industria dell’audiovisivo sta vivendo una fase di sicuro interesse, complice l’indiscutibile protagonismo del linguaggio visuale negli ambiti più diversi, dalla comunicazione d’impresa alle serie televisive. Quali prospettive in questo ambito lei è in grado di prevedere per i giovani creativi? C’è qualcosa che le istituzioni del nostro Paese potrebbero fare per favorire un vivaio di giovani talenti?

L’Italia ha un forte ritardo nella formazione. Le scuole veramente qualificate sono pochissime e formano un numero limitato di risorse, mentre si moltiplicano iniziative dispersive e non qualificate. Manca quasi completamente la formazione nel campo degli effetti speciali e dell’animazione. L’industria audiovisiva può essere una nuova frontiera per i giovani europei: la politica può realizzarla con una visione, o distruggerla con la demagogia.

L’industria audiovisiva può essere una nuova frontiera per i giovani.

Riccardo Tozzi